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IL ROMANZO LUMINOSO

Ebbene: mi ha stupito. Mi ha anche soddisfatto, ma lo stupore finale ha coronato notti d’improvvisa sonnolenza con libro tra le mani, giorni a maledire le infinite pagine di ansia e computer e condizionatori portatili; oltre il colombo morto e la sua consorte sul tetto di fronte. Mi ha preso alla sprovvista, eppure ci potevo arrivare tranquillamente: il Romanzo Luminoso è il riconoscimento di Dio, della sua esistenza e della sua mitezza. Forse questo vi spaventerà, ma ascoltate quello che segue perché è già difficile così. Non so esattamente come sia andata. Sono entrato in libreria, ho visto il libro di forma cubica, tozza, non ho neppure letto la trama, mi son detto: “è un autore che non conosco, di un paese che non conosco, di una casa editrice che non conosco, in un formato che non mi piace” e me ne sono innamorato. Prima di averlo iniziato. E diciamo che è stato difficile. Perché è scritto sotto forma di diario. Io non sono un lettore di diari. Non apprezzo molto chi scrive diari; mi fanno un po’ paura. Sapere troppe cose di un autore mi delimita la fantasia, l’incoerenza e l’impossibilità che leggo nei suoi scritti. Desidero la sua arte, non le sue confidenze esistenziali. Però ho fatto un eccezione per questo autore. Sarà che ormai lo avevo acquistato, sarà stata la sua cistifellea in fin di vita, sarà stata la voglia di conoscere un autore uruguaiano, sarà stato il suo odio per i diari e per questo libro scritto a forza per giustificare i soldi ricevuti nel 2000, dalla Fondazione Guggenheim – l’ultimo, due anni prima che morisse. Ma principalmente è stato il titolo. Un titolo che mi ha tormentato fino alla fine perché quel benedetto diario è durato esattamente 546 pagine, mentre il romanzo vero e proprio – quel benedetto Romanzo Luminoso – si è estinto in breve tempo: 150 pagine.

Mario Levrero è stato uno scrittore molto famoso in Uruguay. A quanto dice la sua biografia sulla quinta di copertina, ha pubblicato una decina di romanzi, era appassionato di ipnosi, fenomeni telepatici, computer e libri gialli. É stato fotografo, libraio, direttore di riviste di enigmistica e autore di videogiochi. É tutti questi lavori sono descritti nel Romanzo Luminoso. Mario è ipocondriaco, ha mille ansie e si fa di psicofarmaci per abbassare la pressione, smettere di fumare, trovare un ritmo normale per il cuore e la sua sconquassata quotidianità. É devoto ad una scrittrice di diari, doña Rosa Chacel (molte pagine sono dedicate alla sua scrittura definita meglio di Le Carré). Guarda brevi filmini porno; brevi per non spendere troppo di connessione. Va a dormire tra le cinque e le otto di mattina e si sveglia verso le diciotto del pomeriggio. Passa tutta la notte a giocare al computer o a creare programmi in Visual Basic. Inoltre legge gialli, troppi libri gialli Rastros, che compra alla solita bancarella, facendo il solito giro, solito bar, accompagnato da amiche e amanti che lo accudiscono e lo sconvolgono. I gialli li recensisce in diretta – e questo lo trovo geniale. Mario ha un ex moglie (che nel tempo è diventata la sua dottoressa) e dopo ha avuto tante donne. Una di queste, dopo averla messa incinta per sbaglio e dopo che se ne era andata e poi tornata, per il timore di rimanere gravida di nuovo, aveva preso ad avere eiaculazioni anali (e Mario, descrivendoci bene la scena, ci afferma sia stata la sua scopata più intensa). Ma questa è acqua passata: ora c’è CHL. Che ama alla follia. E si sono amati per un periodo molto lungo, ma CHL è giovane e magnifica e, col nuovo percorso psicologico dal terapeuta, si è dovuta allontanare per riprendere possesso della sua vita e del suo lavoro. Mario accetta tutto. Va bene anche la sua amicizia. Vanno bene le milanesi che ogni settimana gli porta perché lui non avrebbe tempo di fare la spesa visto l’orario di sveglia. Ma dovrà impegnarsi a migliorare. E alcune volte lo farà. Ci saranno giorni in cui si alzerà alle 12. Ma ci saranno anche giorni persi a fissare la decomposizione di un colombo dall’altra parte del tetto davanti la sua finestra. Ogni tanto viene a trovarlo la sua compagna. Certe volte anche i figli e, un probabile, amante di lei. Come se non riuscissero a comprendere la morte. Come se il vento, spostando le piume, offrisse una speranza. Invece Mario è terrorizzato dalla morte e dal caldo eccessivo di Montevideo. Mario scrive il diario a volte a penna e a volte sul computer. Ha una dipendenza verso questo macchinario. É l’unico suo modo per evadere e non sentire il peso del mondo (anche se alcune volte descrive il dolore del polso per un troppo irrigidimento del braccio che tiene e sposta il mouse). Questo è solo un antipasto. La cena offre tante prelibatezze e non. Dipende dalla vostra giornata. A volte compatibile con la sua. Ma defiliamoci e accorriamo verso le 150 pagine del Romanzo Luminoso. Quest’ultimo è un testo risalente a vent’anni prima del diario. Fino a quel momento non era riuscito a confessarsi. Rivisti successivamente per inserirli in quest’ultimo libro, sono cinque capitoli (con il secondo e il terzo messi insieme) nei quali ammassa alcuni eventi che lo hanno portato a Dio – per meglio dire, a un sua visione di Dio. Oltre a quella storia dell’eiaculazione anale, si parla di periodi di alcool e depressione e incubi per la perdita della cistifellea; vissuta come un’amputazione, un difetto, un deficit irrimediabile. Qui dentro si parla di sesso e di partite a scacchi col prete italiano che lo porterà alle sue messe, a prendere la prima comunione a 36 anni, a farlo piangere di dolore ascoltando i canti liturgici nel giorno santo della Madonna. Ma la cosa incredibile è che Mario Levrero non trova la fede in tutto questo. La sua riconciliazione – visto che era battezzato – con Dio avviene da un grappolo d’uva: un giorno, affacciato alla finestra, vede il suddetto grappolo d’uva e lui si convince che sia stato Dio a metterglielo lì, per mangiarlo e godere di quell’alcool puro e sterile. Spettacolo. Lui, a ben dire, non accetta la religione. Lui sa cosa è stata la religione per gli autoctoni del luogo. A lui non frega niente dei precetti e dei dogmi religiosi: lui ha solo trovato un modo per resuscitare e andare avanti. E, anche se effettivamente, alcune volte possono dar fastidio i suoi toni gentili e ricchi di pathos verso l’entità divina, posso assicurarvi che in qualche modo, qualche ansia me l’ha tolta e che se non ci fosse stato il libro, sarebbe stato un peccato non conoscere quel pazzo di Mario Levrero, i gialli Rastros – ho dovuto comprarmene uno, di Ellery Queen – e una Montevideo sempre più in degrado e con una povertà ogni giorno più aggressiva e dilagante e depressa (ancora Mujica non era stato Presidente e la marijuana non era legale. E anche se sono passati pochi anni da quel diario, si sente troppo il tempo che corre. Già soltanto quando parla di Windows 98 e i giochini Free Cell e Campo Minato. Altri tempi. Mitici.)

ROMANZO LUMINOSO – CALABUIG EDITORE – TRADUZIONE DI MARIA NICOLA