Pensaci. Pensa se tu fossi in carcere, in un luogo dove esiste la tortura, la crocifissione, la decapitazione, il corpo rimasto gettato come pasto per gli uccelli rapaci. Pensa di essere lì dentro. La tua accusa: aver espresso un tuo pensiero, senza offendere nessuno, giammai Dio (che la pace sia con Lui). Pensa che ogni venerdì potresti essere piegato nella piazza centrale, davanti ad un pubblico civile che incita il boia, ed essere frustato, cinquanta ogni venerdì, fino ad arrivare a mille. Mille frustate. Pensa di averne già ricevute cinquanta, di essere svenuto, il sangue che non si coagula, la tua salvezza. Perché se la ferita non si cicatrizza, non possono infierire su di te. Ti vogliono rinvigorito, fresco, pronto alla sfida. Pensa di non avere alternative, la sentenza è stata confermata (il tuo Re era alla parata per difendere i diritti umani contro ogni forma di terrorismo, a Parigi, dopo la strage di Charlie Hebdo), l’Occidente complice col petrolio e la finanza e le guerre. Sei solo. Forse da lontano puoi udire l’eco di forza e supplizio di tua moglie e dei tuoi bimbi, oltre i confini e la lingua comune. In quel posto che tu definisci laico e illuminista. C’è un sentito ritorno di questa parola nella bocca di molti intellettuali. Non mi dispiace. Mi dispiace che tu sia lì dentro, forse in balia di qualche evento bizzarro o maniaco o mortale. Pensaci. Ma tu non sei Raif Badawi. Forse neppure hai mai sentito il suo nome. Forse conosci l’Arabia Saudita per la ricchezza, la bella vita, le isole di plastica su cui risiedono hotel da incommensurate stelle. Forse non sai neppure indicarla su una cartina planetaria. Raif Badawi era solo una persona (geneticamente simile ad ogni altro uomo su questo mondo) che ha aperto un blog su internet e (virtualmente simile ad ogni altro uomo su questo mondo) ha preso a scrivere riflessioni, pensieri, dolori sulla sua identità e quella del suo popolo; senza offendere nessuno, giammai Dio (che la pace sia con Lui). In un luogo claustrofobico, perché tutto il sistema polito e giudiziario è propriamente impiantato sulla religione (la Sharia); in un luogo maschilista; in un luogo gestito da un Re e la sua famiglia; in questo luogo non si può dire altro che quello – quello che loro hanno imposto. <<Per un pensatore la libertà d’opinione è come l’aria di cui ha bisogno per respirare, come l’ossigeno senza il quale le sue idee non si possono accendere.>>* No, così non va. Non si deve fare. Pensare, pensare, pensare e – magari – diffonderlo quel pensiero, quella visione, quell’aria così rara dentro una cella imbottita di uomini tarchiati e umili. <<Pensa per un istante agli Stati che si legittimano attraverso la religione. Pensa ai loro popoli, alla fine che fanno nell’arco di poche generazioni. Che cos’hanno da offrire, Stati così, in fatto di civiltà? Assolutamente niente. Nient’altro che timore di Dio e una vita impossibile, ecco. Questa mentalità ha influenzato intere generazioni, e le influenza tutt’oggi, formando persone prive di qualsiasi forma di creatività e di cultura. […] La principale missione di ogni teocrazia è distruggere qualsiasi forma di ragione, opporsi radicalmente al materialismo storico e al buon senso e istupidire le masse. Bisogna opporsi a queste ideologie, cui interessa una cosa sola: uccidere l’uomo.>>* Sono questi discorsi a ferire un intero sistema feudale e dove se un uomo si trova da solo con una donna, il diavolo arriverà da loro come terzo incomodo. No, così non va. Lo capisci anche tu: questa cosa non va bene. Ora pensa di vedere quel piccolo uomo, sfinito dal trattamento bastardo ricevuto, ancora le ferite sulla schiena bruciare come un ricordo dolce nel buio della sudicia cella, innamorato, a parlare sempre di lei, trovare un piccolo spiraglio nel muro tatuato e sentire la brezza del deserto ricordargli che ogni scarafaggio ha delle ali per volare, e spiccare il volo verso mille notti lontane e canti e amate scienze occidentali. Guardalo andare via. Guardalo, perché la distanza che vi separa è solo di meridiani e paralleli. Ingoiate la stessa aria carica di carbonio e libertà. Mettete la stessa benzina, che deriva dal loro petrolio e che sconquassa la terra. Forse gli stai tendendo la mano. Forse hai visto un buon prezzo, con hotel subacqueo, caldo a volontà, riposo e pace costante, nella vetrina della tua agenzia turistica preferita. Forse non ti fa male un po’ di distacco dalla realtà. Ancora un altro po’, sempre un po’ alla volta. E così, nei secoli dei secoli. <<E’ palese che le società arabe sono talmente fedeli all’autorità religiosa del “clero” che le sue fatwa e interpretazioni sono assurte a sacra verità. E appena fa capolino uno spirito libero, si trova di fronte a una vera e propria ondata di pronunciamenti, a centinaia di “chierici” che fanno a gara per bollarlo come infedele e a tempestarlo di minacce solo perché ha voluto misurarsi con qualcosa di sacro. La mia grande preoccupazione è che prima o poi tutte le migliori menti del mondo arabo emigreranno in cerca di aria pura, da qualche altra parte, purché a debita distanza dalle lame dell’autoritarismo religioso.>>* Pensaci.
* testi ripresi da “1000 frustate per la libertà” di Raif Badawi, Chiarelettere editore
[Per firmare la petizione di scarcerazione http://appelli.amnesty.it/raif-badawi/]